Un milione di ragazzi in Giappone. È questo il numero di ragazzi affetti da una strana sindrome che induce i ragazzi a rinchiudersi nelle proprie camere senza uscire.
Vengono chiamati HIKIKOMORI ed è un fenomeno che stà contagiando molti altri paesi del mondo tra cui la nostra Italia.
Non si può definire una malattia anche se esperti confermano che per recuperare una persona di questo tipo la strada è uguale ad una cura vera e propria a base di farmaci e terapie.
Questo fenomeno è nato in Giappone dove la vita di uno studente è molto più dura rispetto a quella di un italiano per il fatto che gli insegnanti impongono ai ragazzi uno studio molto più intenso e come se non bastasse supportano una pressione da parte dei genitori non indifferente.
Se qui in Italia un ragazzo non ha un diploma o una laurea "il danno" non è così grave, ma in Giappone è un vero e proprio fallimento sociale.
In sostanza gli Hikikomori si rinchiudono in se stessi per rabbia o per incapacità di affrontare il mondo, creandosi un mondo virtuale fatto di Internet e tv parallelo. Non escono mai dalle loro stanze se non per andare in bagno, ordinano da mangiare tramite internet, e rimangono rinchiusi in un mondo fatto di telefonini, internet e televisione e, nei casi più gravi, dormono durante il giorno e restano svegli tutta la notte.
Se la tecnologia aiuta tutti nel rendere la vita più semplice in Giappone sono cosi avanti che le aziende sono obbligate a richiedere una prova di scrittura nei colloqui di lavoro, infatti la gente è talmente abituata a scrivere con una tastiera che col tempo perdono la capacità di scrivere con una penna.
Clara Monopoli, psicologa psicoterapeuta, spiega perché succede tutto ciò in maniera tanto estrema: “Il Ragazzo arriva a evitare il confronto con il mondo vissuto come troppo complesso da affrontare o, d’altro canto, non in grado di comprendere le proprie peculiarità.
Senza giungere all’estremizzazione del fenomeno possiamo notare come già in tenera età i nostri ragazzi creano un mondo tutto loro in cui gli adulti faticano ad entrare e nel quale si parla con la lingua dei cartoon o dei videogiochi”. In aggiunta il Dott. Pietropolli Charmet che dice : “In ogni momento storico e in ogni Paese i giovani hanno dato sfogo al loro malessere, le isteriche di Freud, i tossicodipendenti anni 60/70, le nostre anoressiche. Gli hikikomori sono figli della cultura giapponese, ma i nostri "autoreclusi" condividono con loro più di un aspetto”.
In Italia il fenomeno si riduce a una 50 di casi e per questo non viene tenuto tanto in considerazione ma con l'avanzare degli anni, e della tecnologia, potremmo avere il fenomeno molto più diffuso. È importante quindi cercare di preservare nei nostri figli la voglia di socializzare di persona invece che virtualmente.
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